Personalità che seppe mettere in disaccordo gli uomini del suo tempo, Alain Gerbault, francese di Laval, nato nel 1893, è stato un pilota di caccia durante la prima guerra mondiale, esperienza da cui non si riprese mai.
Successivamente campione di tennis nel dopoguerra, poi navigatore solitario, a bordo del suo famoso e vecchio cutter di 11 metri “Firecrest”, progetto di Dixon Kemp. A bordo di questa nave scomoda, effettua un tour frenetico intorno al mondo per sette anni, alla scoperta delle popolazioni polinesiane, a cui poi ha dedicato il resto della sua vita.
Accolto come un eroe nazionale al ritorno dalla sua circumnavigazione, pubblicò le sue storie, che furono tradotte in oltre 25 lingue. Gerbault ha incarnato l’immagine forte del marinaio solitario, padrone del proprio destino, capace di cambiare la propria natura per entrare in sintonia con i popoli dell’isola dove poi visse e con la quale si unì intimamente.
La sua immaginazione e sensibilità lo isolarono a scuola, ma il mare gli offrì conforto. Suo padre possedeva uno yacht, e Gerbault da piccolo fece amicizia con i bambini dei pescatori bretoni. Sognava il giorno in cui avrebbe avuto una barca propria. Durante la guerra del 1914-18, quando era un aviatore, avrebbe voluto essere in mare. Lui e due suoi compagni si ripromisero solennemente di acquistare uno yacht a vela per compiere un giro del mondo.
Purtroppo i suoi amici vennero uccisi, e dopo la guerra Gerbault decise che avrebbe fatto tutto da solo. Era stato formato come ingegnere civile, ma abbandonò la sua professione e si mise a cercare una barca che poteva gestire in solitario.
Dopo aver cercato in Francia per un anno Gerbault attraversò la Manica. Trovò una imbarcazione, il “Firecrest”, nei pressi di Southampton e la comprò. Pochi uomini con esperienza di crociera avrebbero scelto questo tipo di yacht, per un viaggio in oceano, ma Gerbault era entusiasta. La sua lunghezza complessiva era di 39 piedi, la sua lunghezza sulla linea d’acqua a 30 piedi, il suo fascio di 8 piedi 6 pollici.
Aveva una chiglia in piombo dal peso di tre tonnellate e mezzo, con altre tre tonnellate di zavorra all’interno. La barca fu testata nelle tempeste nel Golfo di Biscaglia durante il trasferimento, questo passaggio aumentò la sua fede in lei. Trascorse più di un anno in crociera sulla Costa Azzurra con un ragazzo inglese come compagno di bordo, giocando in tornei di tennis.
Partì in solitario da Cannes nel mese di aprile 1923, per la prima tappa a vela verso Gibilterra e tornò a Le Havre nel 1929 dopo 40mila miglia di mare, dopo aver toccato diversi porti, tra cui quelli polinesiani. Questa barca a vela era però veramente inadatta alla crociera d’altura. Le linee d’acqua erano strette, e le manovre complicate; il nostro navigatore infatti dovette combattere continuamente con le rotture e le avarie a bordo, durante il suo giro.
Inoltre si esigeva una conduzione al timone pressocchè continua, data l’instabilità nel mantenere la rotta con l’utilizzo delle cime. Egli quindi iniziò a sperimentare dei sistemi per avvolgere le vele. Gerbault sperimentò moltissimo con le sue vele e infine scoprì la possibilità di avvolgere la randa, impostando una randa di cappa, cazzando il fiocco potendo quindi mantenere la rotta senza l’aiuto della barra del timone. Egli era quindi in grado di navigare a qualsiasi ora, anche se la velocità era scarsa. Insomma dovette penare fisicamente moltissimo, tra le altre cose si accorse che la sua scorta di acqua sottocoperta si era inacidita ben presto; le stufe si ruppero quasi subito, le vele si scucivano in continuazione e si spezzò anche il bompresso. Un viaggio meraviglioso che fece storia e che ancora continua a suscitare emozioni….