Oggi vogliamo ringraziare Andrea Pendibene che ci ha gentilmente concesso una intervista in cui ci racconta la sua speciale esperienza alla appena conclusa edizione della Mini Transat.
Cultura Marinara: Ciao Andrea! Complimenti per la tua tenacia e per tua determinazione! Ci puoi parlare della tua esperienza a questa edizione della MiniTransat? Come hai affrontato il mal tempo e il tuo incidente?
Andrea Pendibene: Dopo la partenza che ho affrontato con molta prudenza, dopo il passaggio di Raz de Sein al tramonto, ho cercato di andare ad ovest verso il vento come previsto, poi il vento è arrivato e forse troppo, ma siamo in oceano e la natura non possimamo controllarla…solo rispettarla!Dopo che è arrivato il fronte, la pioggia, la grandine è entrato il vento, quello vero, che ha l’odore del mare e la forza dell’oceano. Ho messo la tormentina e tre mani alla randa per tutta la notte…ben legato e con il salvagente mentre cercavo di mangiare qualche barretta tenevo il timone. Ho provato a scender sotto coperta per riposarmi ma non ne parliamo, troppe alte le onde.
Aspetto impaziente il giorno, questa notte finirà, spero, continuo a ripetermi. Mentre navigo “tranquillo” ma veloce cerco di fare un pisolino di 10 minuti, sempre legato e VRAC BADABUM CIAF CIAF l’albero è cascato, la barca è in balia delle onde enormi e il pezzo rotto dell’albero è ripegato sulla fiancata che sbatte come un ariete e inizia a fare il buco, sempre più grande….
Non penso molto. Grazie ai corsi di sopravvivenza fatti al centro di Anzio ISAF-FIV e alla formazione Marina sapevo cosa fare, come e con quali attrezzi. Mi preparo l’intervento mentalmente, studio i passi da fare e gli attrezzi da usare perché la barca si muove molto e bisogna stare attenti a non distrarsi per non cadere in mare con tutto il groviglio di cavi, vele, pezzi taglienti di alluminio…
Prendo la cintura lunga con cui potermi legare per lavorare in coperta, prendo le tenaglie nel Safety Box e inizio a tranciare le sartie e tutto quello che trovo, ogni secondo che passa è importante per lo scafo perché la testa dell’albero picchia sullo scafo nel mezzo della fiancata e ha già fatto un bel buco. Le sartie sono durissime da tagliare, devo impegnarmi con tutta la mia forza.appena finito di issare tutto in coperta collasso, sono sfatto, fradicio e non mi reggo in piedi.
Vado sotto coperta, devo indossare la Tuta di sopravvivenza (TPS) che allunga il tempo di ipotermia ma anche che ha il gancio per l’elicottero in caso mi dovessero venire a recuperare. Inizio a spogliarmi, la cerata è fradicia, sento il dolore dei muscoli, vedo lividi ma non tagli e sono contento.Inizio a indossare la tuta come da manuale, quando ho quasi finito con la cerniera stagna sento la barca partire in velocità, poi si ferma e inizia a capovolgersi….un casino.
Si rimette diritta in pochissimo tempo, segno che la barca è stata progettata bene anche per questo.. Infilo velocemente il salvagente e attacco la cintura. Esco e in coperta non c’è più nulla solo un pezzo di albero.
Arriva un’altra notte, vedo una luce che si avvicina è la barca appoggio. Sono vicinissimi e stranamete il mio pensiero è di non fare male a Pegaso, gli dico di allontanarsi, loro mi dicono che ho una sola possibilità per salvarmi e di raggiungere terra abbandonando Pegaso per salire con loro.
Ci penso, ci ripenso i secondi passano ma non posso accettare Pegaso è una parte di me, il progetto di Marina per tornare in oceano rappresenta lo sport italiano fatto di cuore, onore e impegno…MAI MOLLARE PEGASO.
Increduli non mollano, pensano che non abbia capito e rifanno la domanda in “italiano” che forse il mio cinese è meglio… ripeto la risposta dicendogli di allontanarsi e che avrei raggiunto il porto più vcino La Rochelle, La Coruna, Lisbona ora non so, deciderà il vento e l’oceano.
Prendo il pezzo rimasto dell’albero lo lego a quello rimasto nello scafo con una sorta di legatura tipo impalmatura. In testa gli faccio un incappellaggio per drizzaggio, passo drizze, vele e armo a poppa un piccolo tangone sugli anelli in tessile di Ropeye messi appositamente per questo scopo…
Con la tormentina e un pezzo di randa volo a oltre 2 nodi, appena finisco di montare l’armo di fortuna il vento rinforza e aumento la velocità a quasi cinque nodi. Il mare ingrossa ma corro veloce, stabile e in sicurezza, penso ci siano più di 40 nodi.Mi riposo un po’ in coperta perché non ho più ne il pilota automatico ne alcuna apparecchiatura elettronica ma per fortuna anche per questa occasione avevo pevisto due pannelli solari per alimentare il solo gps portatile in caso di emergenza e il pilota di emergenza.
Ogni tanto riesco a chiudere un occhio, la barca mantiene la sua rotta, sono contento e punto verso terra. Sembra LA CORUNA, so che non mi posso sbagliare perchè è in mezzo a scogli e bassi fondi e nessun porto vicino. Avanzo e inizio a identificare il faro di HERCULES secondo il periodo dei lampi che leggo sulla carta…stanno rientando i pescherecci oceanici con le antenne, uno si avvicina, vuole trainarmi ma rifiuto anche questa volta, troppo rischioso avvicinarsi a lui.
Alla fine mi fermo davanti al banco di scogli all’entrata, non c’è vento , la corrente mi spinge sempre più vicino. Ho paura, sono a meno di un miglio dal porto e realizzo che dopo 4 giorni in mezzo all’oceano alla deriva stò rischiando di schiantarmi sugli scogli. Sento una sirena, un faro da stadio mi illumina, salgono a bordo delle persone e da come sono vestiti e come si muovono capisco che sono professionisti, mi guardano, mi chiedono come stò e trainanano la barca in porto è la CROCE ROSSA con la sua assistenza navale… Al porto c’era il Console e Giovanna ad aspettarmi. Arrivo, in porto il resto è storia da giornali e gossip…Pegaso è salva, possiamo sognare ancora, anzi dobbiamo sognare e crederci perché lo sport insegna anche questo ma mai mollare!
Cultura Marinara: Puoi parlarci del tuo mini e di come si prepara una minitransat?
Andrea Pendibene: Pegaso Ita883 è un mini650 di serie, cioè costruito da un cantiere che ne ha prodotti in numero maggiore o uguale a 10 secondo il regolamento e che si impegna a fare barche uguali a costi ridotti rispetto ai prototipo dove non ci sono limitazioni sui materiali e sulle innovazioni tecnologiche.
Una scelta obbligata quella dei serie, per la durata della imbarcazione, per i minor costi di acquisto, per la minore manutenzione, per l’utilizzo anche in ottica formazione alla navigazione oceanica. Pegaso è un’ imbarcazione sicura, veloce e performante con le ultime diavolerie derivate dai prototipi come la prua tonda per planare con aria leggera, lo spigolo longitudinale come i motoscafi, l’albero con le crocette larghe per maggiore stabilità e l’attrezzatura di coperta con molti paranchi in tessile per evitare i pericolosi passaggi a scafo, fonte di infiltrazioni d’acqua….
insomma un vero gioiello di semplicità per navigare imparando piano piano i segreti delle competizioni offshore non dimenticando la formazione, la disciplina, l’arte marinaresca che in queste competizioni fanno la differenza dovendo contare solo sul proprio senso marino , lo studio della meteorologia e la strategia di navigazione in mare aperto.
La MiniTransat è la Parigi-Dakkar della Vela, una gara estrema che si corre ogni due anni riservata ai migliori 80 velisti al mondo. Nella lista di partenza ci sono tutti, uomini e donna, giovanissimi alle prime armi, professionisti della vela, marinai di marina mercantile, di marina militare, atleti di altre classi, reporter amanti del mare e delle senzazioni forti e poi futuri solitari che faranno della vela un mestiere che hanno vinto una sponsorizzazione per lanciarsi nel progetto avendo fatto tutta la preparazione necessaria seguneto tempistiche corrette.
COME SI PREPARA DA PRO UNA TRANSAT un progetto dura tre anni, uno per la costruzione della barca dove bisogna seguire le fasi del montaggio di ogni pezzo per capirne poi l’utilizzo. Il secondo ti dedichi alla conoscenza della barca e ne studi i suoi limiti, cercando di non oltrepassarli, nel frattempo fai regate qualificative per cercare di ottenere l’accesso alla MT. In Italia e in mediterraneo ci sono dei campionati validi con regate sia in doppio che in solitario di lunghezza tra due e 7 giorni.
A dicembre dello stesso anno ti iscrivi alla MT al salone nautico di Parigi e dedichi tutto l’anno ad allenarti e prepararti per bene, cercando di non tralasciare nulla dalla preparazione della barca, alla preparazione fisica, allo studio della meteorologia e le gare, quelle toste in Bretagna MAP, FASTNET, TRANSGASCOGNE e Minitransat. In questo ultimo anno allenarsi in Francia tra forti venti, correnti di marea oltre i 6 nodi e cambi di marea di oltre 5 metri aiuta non poco…Poi ci sono molti altri, che cercano di prepararsi al meglio, con i mezzi che hanno e riescono ad arrivare allo start, ma una buona preparazione non si improvvisa mai.
Cultura Marinara: Quali sono i tuoi progetti futuri e i sogni che ti piacerebbe realizzare?
Andrea Pendibene: I progetti futuri sono quelli di continuare a sognare, lavorare in Marina Militare e continuare a fare regate nel circuito Mini650.I sogni, anzi il sogno sarebbe quello di poter preparare un campagna MiniTransat 2017 da professionista creando un Team tutto Made in Italy assieme a Marina Militare allenandomi in Italia, magari in posti molto ventosi come la Sardegna e solo a metà anno trasferirmi in Francia.
Sarebbe bello riuscire a formare nuovi giovani che abbiano voglia di mettersi in gioco imparando ad andare in barca partendo dalle origini, dai mestieri di una volta legati al mare e rispettandolo…una ACCADEMIA del MARE, dove lo sport deve insegnare i valori importanti della vita come spirito di squadra, rispetto del mare, sicurezza in mare, disciplina, determinazione..Ovviamente oltre al lato formativo, per competere ai massimi livelli, servono supporti e mi piacerebbe correre con i colori di un pool di aziende dell’eccellenza Italiana con Pegaso Italian Navy (nome del progetto sogno sopra). Il primo passo sarà il concorso dedicato a tutti gli appassionati per creare la grafica di Pegaso… seguite le news sul sito! www.andreapendibene.it e i social@AndypAndrePendibene
Dopo anni di duro lavoro terminare prematuramente la Transat2015 è stato per me molto duro. Ho attraversato un momento molto delicato nel quale mi sono sentito ferito…Grazie al sostegno di tutti voi ho trovato la forza di non abbandonare Pegaso e tornare più forte, anzi fortissimo e solo grazie a Voi, ai partner tecnici e a Marina Miliare avete tutti una visita prenotata su Pegaso alla Sezione Velica della Marina Miliare!
Link utili di Andrea Pendibene
LINK CLIP TRAILER TRANSAT: https://www.youtube.com/watch?v=qZjZ2GUkQBA
ANDYP E LA CULTURA DEL MARE: https://www.youtube.com/watch?v=a35aicz8KSg
ANDYP E CORSO SOPRAVVIVENZA ISAF _FIV: https://www.youtube.com/watch?v=VzC0v45dQOc