Jean-Jacques Savin è partito il 21 dicembre 2018 per compiere un’impresa più unica che rara: attraversare l’Oceano Atlantico a bordo di un barile. Lo ha dichiarato lo stesso 71enne francese in una telefonata all’agenzia France-Presse.
Savin ha sottolineato che la sua insolita “imbarcazione” non è equipaggiata con motori e vele e si muoverà esclusivamente grazie alle correnti marine e ai venti.
La cerimonia di partenza del coraggioso viaggiatore di oltre 70 anni si è svolta nel primo pomeriggio sull’isola spagnola di Hierro, che fa parte delle Isole Canarie.
Savin ha detto a France-Presse che in quel momento le condizioni atmosferiche erano “semplicemente stupende” e “l’altezza delle onde è di un metro”: tutto questo permette al suo mezzo di muoversi nell’oceano ad una velocità di circa 2-3 km/h. Secondo lui, i venti favorevoli soffieranno fino a domenica.
La preparazione per il viaggio è stata effettuata per diversi mesi nei cantieri navali della città di Ares (dipartimento della Gironda, sud-ovest della Francia). Lo sponsor della traversata dell’Atlantico è l’impresa locale Boutes, produttrice proprio di barili. Inoltre Savin stesso è riuscito a racimolare ulteriori 60mila euro per la sua impresa grazie alle donazioni di gente comune, per lo più via internet.
Il barile di Savin è un contenitore cilindrico lungo 3 metri e largo 2,10 metri, realizzato in legno multistrato particolarmente robusto dal peso di 450 kg. All’interno c’è una branda, una piccola cucina, un tavolo per le mappe e le attrezzature di navigazione.
Una finestrino è installato nel pavimento in modo da “ammirare i pesci durante il viaggio” come affermato dallo stesso Savin.
Il portello superiore è coperto da un grande coperchio di plastica, in modo che l’acqua di mare non riempia il barile. Il viaggiatore ha portato con sé una bottiglia di Sauternes e alcune fette di foie gras per festeggiare il Capodanno nell’Atlantico. Porta anche un’anfora con vino di Bordeaux per scoprire come la sua qualità possa venir influenzata dalla lunga traversata in mare.
L’idea è quella di farsi portare dalle correnti e di aiutare così gli oceanografi a studiarle, lasciando dei segnalini visibili dagli studiosi.
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