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Emmanuel et Maximilien Berque: l’Atlantico senza bussola

Emmanuel et Maximilien Berque: l'Atlantico senza bussola

Emmanuel et Maximilien Berque: l’Atlantico senza bussola

Sabato a La Rochelle in Francia, verrà proiettato il film documentario “Huis-clos sous les étoiles” che ha avuto una lunga Standing Ovation all’ Ocean Festival di San Francisco: l’ incredibile avventura dei fratelli gemelli Emmanuel et Maximilien Berque.  Dopo 6000 km di navigazione in Atlantico senza strumenti nè bussola, nonostante 20 giorni nuvolosi, arrivano esattamente sulla piccola isola di La Désirade vicino Gadalupe , un’impresa assolutamente unica nella storia della navigazione.

Come hanno fatto a navigare senza bussola? Molto tempo prima di Colombo o dei Vichinghi , circa 3000 anni fa ci sono stati i Fenici ed i Greci nel Mediterraneo e i Polinesiani che hanno colonizzato tutto l’ oceano Pacifico. Loro raccontano:” Siamo sempre stati del parere che nella vita, non è sufficiente leggere la storia o i libri d’avventura. Arriva un momento in cui chiediamo a noi stessi come vorremmo confrontarci con questi eroi favolosi del passato senza la nostra tecnologia. Siamo stati appassionati di navigazione astronomica per più di 30 anni, e volevamo fare una lunga traversata senza strumenti.”

Decidono di fare questo a bordo di una piccola proa che avevano progettato utilizzando un programma per computer che avevano scritto loro stessi, in linguaggio di programmazione BASIC.

Hanno poi iniziato la costruzione nel loft della loro vecchia casa in Francia utilizzando i loro strumenti di falegnameria. Un anno dopo  hanno dovuto abbattere parte di un muro per far uscire la barca! La proa pesava 300 Kg e aveva lo scafo lungo 6,5 metri e un pescaggio di 30 centimetri.

L’ outrigger era di 5.5m x 35 centimetri, ed era attaccato alla canoa da due piatti traversi in abete finlandese. I due scafi erano costruiti in cedro rosso per la loro leggerezza, e ricoperti di fibra di vetro. Per allenarsi hanno vissuto a bordo e navigato molte miglia ad Arcachon, a metà dicembre nel 1998, quando la temperatura variava tra -5 ° C e -10 ° C, studiando costantemente astronomia. Il 31 marzo 2003 sono partiti da Arrecife.

Questa traversata era a detta loro stata talmente preparata in maniera metodica, che erano estremamente tranquilli e sicuri. Per 30 giorni teorici in mare e due persone erano  stati imbarcati 90 litri di acqua, 8 Kg di zucchero, 16 Kg di farina, 8 Kg di latte in polvere, 30 bottiglie di tabasco, 90 scatole di sardine e 1,5 litri di aceto, più sale e pepe. Non avevano fornello a bordo in quanto ci sarebbe voluto troppo spazio, ma la farina delle Canarie che avevano dava loro un pane solido solo aggiungendo un pò di acqua, essendo in parte unito con farina di mais.

La prima notte dell’avventura è trascorsa alla cappa a largo di Fuerteventura. Medie di 10-15 nodi per il primo periodo molto nuvoloso senza la bussola, nè orologio, nè log , nè sestante o GPS o la radio e senza mappe, proprio come nel lontano passato degli esploratori. Già la prima settimana erano esausti a causa del clima e dello spazio piccolo che dovevano condividere, con grosse difficoltà nel dormire a causa del mare agitato, il tutto aiutato da vecchie cerate poco stagne.

La navigazione astronomica poi è stata più facile quando il cielo è iniziato a schiarirsi. Prima di partire avevano imparato a memoria tutte le stelle in all’equatore celeste che salgono esattamente ad est per impostare esattamente la latitudine. All’inizio della serata  l’ ovest è indicato impostando la cintura di Orione, poi Betelgeuse in Orione, l’ orsa minore, seguita da Hydra , poi Regulus e Denebola nel Leone, e alla fine della notte Virgo.

“Abbiamo quindi cercato di navigare dritti seguendo la direzione del vento o le onde. Per indicare la direzione del vento con precisione, abbiamo montato una banderuola su ogni montante. Il quinto giorno il timone è diventato molto rigido e ci siamo resi conto che la pala del timone aveva oscillato e il perno si era rotto. Abbiamo dovuto tirarlo a bordo con mare forza 6-7. Ho dovuto legarmi e tenerlo in acqua per ripararlo, la barca si muoveva pericolosamente e avrebbe potuto facilmente schiacciare la mia mano e l’ospedale era molto lontano!”

La navigazione è continuata tra pescate di pesci volanti e molta attenzione ai pesci spada. Al 19 ° giorno appare alla vista la costellazione della Croce del Sud, ma non abbastanza a lungo; questo ha suggerito di essere circa alla stessa latitudine di Guadalupa. Poi il tempo è peggiorato rendendo vane le osservazioni del cielo.

“Eravamo così disgustati dal cielo coperto di nuvole che abbiamo tentato disperatamente di dormire nel nostro piccolo buco infernale orribile. Tutta la notte abbiamo avuto burrasche e venti forti. Abbiamo continuato a ripetere sempre: …la prossima settimana le cose andranno meglio…..” La navigazione poi continua in maniera ottimale tra scottature solari e routine.” La nostra solitudine era interminabile. Eravamo stufi . ‘ Quando dobbiamo arrivare ? Dove stiamo andando ? ‘O’ Riusciremo a vedere la Croce del sud stasera ? ‘ Eravamo ormai completamente ossessionati da queste tre domande” Poi dopo 27 giorni avvistano l’isola La Désirade! Foto tratte dal loro sito http://www.sansboussole.com/ Gian Filippo Pellicciotta

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