Site icon CULTURA MARINARA

I navigatori solitari e il “mettersi alla cappa”

I navigatori solitari e il “mettersi alla cappa”, le tecniche impiegate per fuggire il mal tempo

La navigazione in solitario comporta molti sforzi e prolungati periodi al timone. Questo problema fa aumentare i rischi se lo stato del mare peggiora e la stanchezza del timoniere si fa sentire. Per poter continuare la navigazione con una certa sicurezza talvolta si può adottare il metodo di “mettersi alla cappa”, che comporta l’assunzione di una andatura particolare, in attesa che il tempo migliori: ciò consente anche di poter riposare un po’(esiste anche una cappa “involontaria”).

La cappa consiste nel posizionare la barca in modo tale da avere il mare al mascone, ossia con le onde a 45° rispetto all’asse longitudinale, con una forza propulsiva tale da mantenersi così, senza avanzare o quasi. In questa circostanza la barca tenderà a scarrocciare sottovento, lasciando sopravvento una zona relativamente tranquilla(zona di remora). I frangenti arriveranno così sulla barca avendo perso gran parte della loro forza.

La cappa può essere assunta sia a secco di vele sia con una certa velatura, questo dipende chiaramente dal tipo di barca e dalle condizioni del mare. Moitessier si metteva alla cappa con randa di mezzana e barra tutta sottovento, ma senza ancora galleggiante. Lo scarroccio in questo caso creerà remora sufficiente, ma avrà in alcuni casi l’inconveniente del mare al traverso. Jean Gau utilizzava per la cappa la trinchetta bordata piatta il più possibile nell’asse della barca; col diminuire del vento e mare sempre pericoloso issava randa di mezzana e sempre barra sottovento.

L’ancora galleggiante anche per lui era di scarsa utilità, dato che la sua azione faceva percepire maggiormente i colpi dei marosi sull’imbarcazione, aumentandone la pericolosità. L’armo a ketch predilige la cappa con la vela di mezzana, essa infatti è più piccola e più facile da manovrare; ma soprattutto con mare al mascone e centro velico appoppato la barca con barra sottovento risulterà protetta da una sufficiente remora.

L’armo a sloop predilige la cappa con trinchetta poiché risulterà problematico manovrare con solo la randa terzarolata durante la burrasca. In ogni caso assumere la cappa sottoporrà il timone a sforzi che potranno essere diminuiti utilizzando un fissaggio della barra con cime elastiche. Sempre valida la lezione di Bardiaux: “il risultato dipende dalla barca; alla cappa si deriva sempre nella direzione sbagliata, facendosi portare dalla tempesta”. Fuggire il cattivo tempo è sempre la soluzione migliore e Bardiaux preferiva mettersi al vento.

Gian Filippo Pellicciotta

Exit mobile version