I pesci pericolosi nel Mediterraneo sono di varia forma e lunghezza e si trovano in diverse zone. Negli ultimi anni sono anche aumentate le specie invadenti che provengono da altri mari e che stanno agendo sull’intero ecosistema. Di seguito vi illustriamo alcuni pesci da trattare con attenzione se vi capita di incontrarli, o magari pescarli.
Pesce Ragno o Tracina – Trachinidae
Le tracine vivono esclusivamente in mare e su fondali sabbiosi e/o fangosi, preferibilmente entro i primi 30 metri di profondità. A volte potrebbe capitare di calpestarla involontariamente e di pungersi.
Le spine venelifere sono collocate sul dorso e in corrispondenza degli opercoli (la membrana che copre le branchie), in pratica in coincidenza con le parti vitali del pesce. La puntura è molto dolorosa e il fastidio si può prolungare anche per 24 ore con sintomi quali vomito, debolezza, svenimenti.
Il dolore da un punto può irradirasi fino ad interessare molte zone del corpo. Nel mix velenifero sono presenti anche la serotonina e l’istamina, e scatenano il panico che subentra immediatamente dopo essere stati punti. Presente anche un polisaccaride tossico.
Trigone –Dasyatis pastinaca
La loro pericolosità è dovuta alla presenza di un aculeo posto alla base della coda. Quando l’animale viene infastidito, erigendo la coda, può conficcare l’aculeo nella vittima inoculando il veleno.
L’aculeo seghettato generalmente colpisce la gamba provocando una ferita lacero-contusa e può spezzarsi nelle carni della vittima.
I sintomi consistono in gonfiore e dolore localizzati che aumentano di intensità e possono durare 12-48 ore. Possono essere avvertiti estrema debolezza, senso d’angoscia e nausea, possono verificarsi vomito, diarrea e collasso per vasodilatazione.
La regione attorno al punto colpito si scolora e può andare in necrosi. Pare che il principio tossico sia una cardiotossina, probabilmente di natura proteica poichè è termolabile, quindi oltre alla normale disinfezione ed eventuale sutura della ferita si suggerisce di immergere la zona colpita in acqua calda o di applicare impacchi caldi.
Pesce Prete – Uranoscopus scaber
Il suo veleno non è ancora stato studiato a fondo. Tuttavia si ritiene che non sia potente come quello della tracina. Le sue punture comunque sono dolorosissime. Quello che si sa è che è un veleno termolabile.
In caso di puntura è quindi necessario immergere la parte colpita in acqua bollente per un po’ di tempo. Questo permetterà tempi di recupero più veloci, soprattutto per quanto riguarda il dolore. Il Pesce Prete è anche in grado di dare leggere scariche elettriche!
Le persone più a rischio di essere punte sono i pescatori. Non sono rari gli incidenti dovuti alla disattenzione dei pescatori che li estraggono dalle reti senza le dovute precauzioni.
Pesce coniglio – Siganus luridus
Si tratta di un siganide del mar Rosso e dell’oceano Indiano, di colore marrone molto variabile (come altre specie della stessa famiglia cambia colore sovente e velocemente).
La sua invasione ha avuto finora un grande successo, presumibilmente per la carenza di competitori. In poco tempo ha desertificato l’Egeo Meridionale. Si nutre di vegetali sul fondo marino in gran quantità, ed è quindi pericoloso per tutte le specie marine che si cibano degli stessi alimenti.
Comune in tutto il bacino orientale, lungo le coste Greche e Tunisine, è stato segnalato più volte in Sicilia, e anche, più a nord, in costa Azzurra e in Croazia. Abbiamo già ricevuto diverse segnalazioni “ufficiose” della presenza di questa specie lungo le coste Tirreniche dell’Italia continentale e della Sardegna.
Se vi capitasse di doverlo maneggiare fate attenzione ai raggi spinosi delle pinne dorsale, anale e pelviche, sono connessi a ghiandole velenifere e possono pungere in modo doloroso (caratteristica comune a tutti i siganidi).
È commestibile, all’inizio dell’invasione era pescato attivamente in Israele, Egitto, Turchia. A Cipro si erano addirittura fatti esperimenti di allevamento per il consumo umano, ma attenzione: sono riportati casi di intossicazione alimentare “tipo ciguatera“, attribuiti al consumo di questa specie.
Pesce palla maculato – Lagocephalus sceleratus
La specie in questione è migrata attraverso il Canale di Suez in Turchia, poi in Israele, Rodi e adesso giunta nella zona di Lampedusa dove è stato pescato un esemplare.
L’allerta per l’uomo è dovuta invece alla pericolosità delle forte tossina presente nelle carni del Lagocephalus sceleratus. La tetrodotossina (TTX) è contenuta nel fegato, nelle gonadi, negli intestini e nella pelle del pesce, rendendo il suo consumo potenzialmente letale.
Tra tutti i pesci pericolosi in Mediterraneo, questo di certo è il più letale. Ha creato seri problemi ecologici, economici e sanitari in paesi come Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele.
La pericolosità di questi pesci è a collegare alla tetrodotossina (TTX), una tra le più potenti tossine conosciute che può portare sino alla morte a distanza di poche ore dall’ingestione. Infatti la commercializzazione dell’intera famiglia è vietata dal 1992 ed attualmente è stato esteso anche a livello europeo.
La questione non va sottovalutata perché le carni del pesce sono altamente tossiche anche dopo la cottura, e consumi occasionali hanno già causato alcuni decessi in altri Paesi del bacino mediterraneo.
Pesce Scorpione – Pterois volitans
Il pesce scorpione è originario del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano e Pacifico ma è stato introdotto in Florida, negli Usa, all’inizio degli anni ’90, forse accidentalmente, e da quel momento ha invaso tutto il Mar dei Caraibi e buona parte delle coste Atlantiche occidentali.
L’impatto ecologico è stato devastante: in questi habitat il pesce scorpione non ha predatori naturali ed è invece un predatore molto aggressivo.
Come se non bastasse, è una specie pericolosa anche per l’uomo, a causa del potente veleno delle sue spine che rimane attivo fino a due giorni dopo la morte. La pericolosità della specie resta elevata anche su esemplari pescati da diverse ore: la specie è commestibile, ma nelle operazioni di pulizia bisogna stare attenti a non pungersi.
Il potente veleno che rimane in circolo nel sangue della preda fino a 48 ore dal primo contatto con lo scorpione del mare. Questo significa che un pesce che venga punto dal pesce scorpione e poi venga pescato e messo in vendita come “pesce fresco” al mercato, rischia di essere ancora infetto.
Secondo gli esperti una puntura di pesce scorpione, che solitamente ama nuotare nei fondali rocciosi, oltre che provocare un dolore lancinante causa sintomi fastidiosi come nausea, vomito, febbre, convulsioni, difficoltà respiratorie e diarrea.
Il pericolo maggiore, però, è che le zone colpite dalle spine del pesce scorpione rischiano di andare in necrosi e di perdere di sensibilità. Le regole da seguire se si viene a contatto con questo pericoloso predatore sono quelle di rimuovere le spine, disinfettare la zona colpita e immergerla in acqua calda, dal momento che le alte temperature rompono la struttura proteica della tossina responsabile del dolore.
Pesce Flauto – Fistularia Commersonii
Viene talvolta scambiato per una Aguglia, ma la coda completamente diversa. Il pesce flauto però è responsabile di un’invasione delle acque mediterranee estremamente veloce. Dal 2000, anno della prima segnalazione in acque Israeliane, a oggi, è già stato segnalato in Algeria e lungo le coste Spagnole del sud.
Dobbiamo considerarlo ormai a pieno diritto un pesce mediterraneo, rischia di essere il primo dei clandestini a fare tutto il percorso da Suez all’oceano Atlantico. Molte le segnalazioni in acque italiane in questi ultimi anni, da diversi siti. Non è pericoloso per l’uomo, è un vorace predatore di pesci, specie di forme giovanili, che potrebbe modificare gli equilibri ecologici.
Granchio Corridore – Percnon Gibbesi
Avvistato in Mediterraneo per la prima volta nel 1999 a Linosa e nei pressi di Genova nell’ottobre 2016. La colorazione lo rende inconfondibile, sia nei confronti del granchio corridore nativo del Mediterraneo (Pachygrapsus marmoratus), che ha il carapace più squadrato e manca delle righe gialle sulle articolazioni, sia della specie Indopacifica (Percnon planissimum), che ha invece una linea longitudinale gialla sulle zampe. Vive su fondi coperti di alghe di cui si nutre, a debole profondità. È sovente più facile osservarlo facendo snorkeling. Se visto, corre velocemente e si rifugia tra le rocce.