La caravelle di Cristoforo Colombo: la Niña
La Niña era una delle tre caravelle utilizzate da Cristoforo Colombo nel suo viaggio alla scoperta dell’America del 1492. La letteratura marinara in genere, e quella spagnola in particolare, non hanno mai fornito indicazioni esatte sulle navi di Colombo. Quel che se ne può sapere, anche se con una certa approssimazione, proviene per la maggior parte dai giornali di bordo dello stesso navigatore genovese.
La Niña aveva un attrezzatura latina pura e così ce la mostrano le varie ricostruzioni, sia grafiche che reali, che sono state tentate delle 3 navi di Colombo. Anche il nome de la Niña è controverso: letteralmente significa “ragazza”, e non “piccola”: accezione questa che ha fatto identificare la Nina come la minore delle tre navi. La caravella apparteneva ai fratelli Pinzòn prima che entrasse a far parte della spedizione di Colombo e portava già allora questo nome.
La ricostruzione italiana della Niña ci mostra una classica Caravella a vele latine dal centro velico abbastanza esatto, con le tre vele sospese nel punto mediano delle antenne. Non hanno terzaroli, sono cioè prive del sistema di cavi che permetteva di ridurne la superficie in caso di forte vento. Le sartie, i cavi che sostengono gli alberi, sono agganciate alle fiancate della nave sporgendo fuoribordo. La Niña è priva del castello di prua, per cui se ne deduce che le manovre all’argano dell’ancora dovevano effettuarsi all’aria aperta: il piccolo cassero poppiero, inoltre sembra non consentire un passaggio ad altezza uomo. Molto probabilmente, il timoniere doveva trovarsi in una specie di pozzo, ricavato sotto il cassero, dal quale sporgeva solo con il tronco, senza possibilità alcuna di osservare i movimenti e la direzione della nave.
La Niña disponeva di tre ancore: sappiamo infatti dal diario di Cristoforo Colombo che dopo averne perse due presso le Azzorre, la nave era ancora in grado di ancorarsi. Dopo aver perso la caravella Santa Maria, Colombo per il viaggio di ritorno, dovette imbarcarsi sulla Niña e durante una tempesta che sorprese la spedizione al largo delle Azzorre, 1493 fu costretto a manovrare la nave con le vele di cappa, quelle cioè che si alzano per resistere al vento molto forte, per evitare che le onde riempissero d’acqua la nave. Questo dettaglio fa pensare che la Niña fosse pontata. La caravella venne quasi certamente modificata durante la sosta alle Canarie è trasformata da Carabela Latina in Carabela Redonda. Le sue vele triangolari vennero quindi sostituite da vele quadre più adatte al regime di venti portanti ai quali la spedizione andava incontro. Con la Niña Colombo compì il secondo viaggio ed il ritorno nel 1496. La Niña venne in seguito catturata dai pirati Barbareschi ma, riconquistata dal suo equipaggio, per fare ritorno a Cadice da dove ripartì il 1498 per il terzo viaggio verso le Americhe. Sotto il suo comando la robusta Caravella percorse non meno di 25.000 miglia marine.