Vito Dumas navigatore solitario
….Alcuni uomini di mare, con la pelle riarsa dal vento e dalla salsedine, stanno discutendo accanto alla mia barca. “Questa”, dice uno “potrà reggere giusto per 25 miglia, se il tempo è bello”. “Credete?” interloquisce un altro. “Io non sono di questo parere. La conosco, ho navigato a bordo, dieci anni fa, e abbiamo proprio rischiato di lasciarci la pelle, davanti a Saint-Jean-de-Luz. Bastava appena un pò di mare, e i comenti si mettevano a far acqua.” Un terzo, un pò più generoso, forse, ma con una voce tagliente come un ferro da calafato, fa una precisazione conclusiva: “Non passerà capo Finisterre…” E ignorano, tutti e tre, che io mi trovo dabbasso, all’interno della barca, e che odo le loro parole. Ma sono marinai, e non parlano a vanvera. Hanno navigato molto, tutti e tre, e hanno la massima familiarità con i problemi del mare. In merito alle barche, non c’è cosa che non conoscano….
Inizia così il bellissimo libro di Vito Dumas, Verso la croce del sud, che narra le memorabili imprese di questo fiero navigatore solitario. La barca in questione, il “Lehg”, un vecchio 8 metri Stazza Internazionale, alla fine del 1931 porterà il nostro navigatore da Arcachon in Francia a Buenos Aires in quattro mesi attraverso l’oceano.
Imbarcazione inadatta al tipo di navigazione che affronterà, ma luogo di immagini dense di passione per il mare e le sue avventure. Vito Dumas inizia con il Lehg, il suo profondo rapporto con uno stile di vita libero che lo porterà con il Lehg II nei Quaranta Ruggenti a compiere un’impresa unica nella storia della navigazione: il giro del mondo in solitario a sud dei tre grandi capi, Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn.